sabato 29 novembre 2014

KBW Investments acquires 50 percent stake in Arcadia Romania

KBW Investments romania  acquires 50 percent stake in Arcadia Romania
Acquisition positions Arcadia for growth amidst continuing demand for construction in Middle East
KBW Investments formalized today the completion of a 50 percent acquisition of Arcadia Engineering, an engineering firm with exisKBW Investments acquires 50 percent stake in Arcadia Romania
Acquisition positions Arcadia for growth amidst continuing demand for construction in Middle East
KBW Investments formalized today the completion of a 50 percent acquisition of Arcadia Engineering, an engineering firm with existing operations in Romania and Brazil, in a signing ceremony in Dubai. Prince Khaled bin Alwaleed, founder of KBW Investments, participated in the ceremony, along with Eng. Florin Nistor Chinole, founder and partner of Arcadia Engineering. With the acquisition complete, Prince Khaled bin Alwaleed will serve as the new chairman of Arcadia Engineering.
“I envision the upsurge of a new powerhouse of engineering, architecture and project management services in the Middle East,” Prince Khaled bin Alwaleed said, referring to Arcadia’s upcoming expansion plans for Saudi Arabia, Qatar and the UAE.
With KBW’s investment, Arcadia is positioned for substantial growth in the Middle East and South America in its core areas of engineering, architecture, design, consultancy and project management services for the construction and manufacturing industries.
“Building on more than a decade of experience in the European market, and a consistent record of timely delivery of high quality architecture and customized construction solutions, I am excited about the opportunities Arcadia brings to the KBW portfolio, and to the region at large,” Prince Khaled bin Alwaleed said.
Arcadia’s engineering standards have been recognized by the European market and by high-level legislative bodies. Arcadia was responsible for transferring construction know-how and expertise to the legislation development for the EU program ‘Europe 2050—A Strategy for Smart, Sustainable and Inclusive Growth.’
Under Prince Khaled bin Alwaleed’s leadership, KBW Investments focuses on growth opportunities in the Middle East, South America and Europe, with an eye toward finding synergies amongst its various investments. The company’s current portfolio includes investments in the manufacturing, construction, engineering, energy and technology sectors. This acquisition marks KBW’s second European purchase in 2014, the first being Raimondi Cranes, a 150-year-old Italian tower crane manufacturer.
“I have strong confidence in the management team’s ability to maximize the opportunity before us while maintaining the company’s unique culture—especially as it relates to investing in talent in specialized areas of engineering,” Prince Khaled bin Alwaleed said.ting operations in Romania and Brazil, in a signing ceremony in Dubai. Prince Khaled bin Alwaleed, founder of KBW Investments, participated in the ceremony, along with Eng. Florin Nistor Chinole, founder and partner of Arcadia Engineering. With the acquisition complete, Prince Khaled bin Alwaleed will serve as the new chairman of Arcadia Engineering.
“I envision the upsurge of a new powerhouse of engineering, architecture and project management services in the Middle East,” Prince Khaled bin Alwaleed said, referring to Arcadia’s upcoming expansion plans for Saudi Arabia, Qatar and the UAE.
With KBW’s investment, Arcadia is positioned for substantial growth in the Middle East and South America in its core areas of engineering, architecture, design, consultancy and project management services for the construction and manufacturing industries.
“Building on more than a decade of experience in the European market, and a consistent record of timely delivery of high quality architecture and customized construction solutions, I am excited about the opportunities Arcadia brings to the KBW portfolio, and to the region at large,” Prince Khaled bin Alwaleed said.
Arcadia’s engineering standards have been recognized by the European market and by high-level legislative bodies. Arcadia was responsible for transferring construction know-how and expertise to the legislation development for the EU program ‘Europe 2050—A Strategy for Smart, Sustainable and Inclusive Growth.’
Under Prince Khaled bin Alwaleed’s leadership, KBW Investments focuses on growth opportunities in the Middle East, South America and Europe, with an eye toward finding synergies amongst its various investments. The company’s current portfolio includes investments in the manufacturing, construction, engineering, energy and technology sectors. This acquisition marks KBW’s second European purchase in 2014, the first being Raimondi Cranes, a 150-year-old Italian tower crane manufacturer.
“I have strong confidence in the management team’s ability to maximize the opportunity before us while maintaining the company’s unique culture—especially as it relates to investing in talent in specialized areas of engineering,” Prince Khaled bin Alwaleed said.

venerdì 21 novembre 2014

Merano Wine Festival 2014, grande attenzione ai vini biodinamici

oradea romania

Dal 7 al 10 Novembre, nell’elegante Kurhaus nel centro storico diMerano, si terrà il Merano Wine Festival. Per gli appassionati di vino e gli esperti del settore questo festival dedicato al vino è forse l’evento più atteso dell’anno. Per i produttori delle aziende partecipanti è una grande opportunità per intrattenere proficui rapporti di lavoro. Per gli appassionati è invece l’occasione per imparare tantissimo sul vino e confrontarsi direttamente con i produttori. Chi sa che è un evento da non perdere ha già organizzato tutto, albergo, trasporti e biglietti. Per chi invece non c’è mai stato, ecco tre buone ragioni per organizzare il prossimo weekend a Merano.
1) Le aziende e i vini – italiani e stranieri – che vi partecipano sono stati selezionati con l’idea di portare all’interno del festival solo il meglio, sia a livello nazionale che internazionale. La qualità dei vini è quindi elevatissima.
2) Se non si è degli esperti conoscitori di vino, è un’occasione per imparare a bere bene e consapevolmente e a saper scegliere il vino al momento dell’acquisto.
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3) Il Merano Wine Festival è anche un’ottima scusa per visitare Merano e l’Alto Adige, godere di magnifici panorami, gustare la cucina altoatesina e fare un salto alle terme – in centro città – per un momento di relax.
Che cosa c’è in programma in questa edizione? Cult2014 è un evento dedicato a 41 aziende che da più di 20 anni sono diventate riferimento per il territorio vitivinicolo italiano. Si terrà nel pomeriggio del venerdì 7 novembre al Pavillon des Fleurs. Meglio prenotare. Nella stessa giornata si terrà all’Hotel Terme un forum – Merano WineWorld Economic Forum – su un’importante tematica:
Quale modello di sostenibilità per essere efficienti sul mercato?
L’intera giornata del 7 sarà dedicata ai vini bio e biodinamici. Saranno presenti 60 aziende. La realtà dei vini biologici e biodinamici, negli ultimi anni, è in grande espansione. La produzione biodinamica, rispetto a quella biologica, si distingue per l’utilizzo ancora più ridotto di sostanze chimiche in vigna. Si serve degli equilibri del suolo e delle forze energetiche stagionali nella gestione della coltura e di “rimedi” naturali per rinforzare le difese immunitarie della pianta. Nicolas Joly è uno dei precursori della viticoltura biodinamica mondiale ed è l’ideatore della Le Renaissance des Appellations, l’associazione di vignaioli attivi in tutto il mondo che praticano l’agricoltura biodinamica. Nel pomeriggio di domenica 9 si terrà una degustazione guidata dei vini dell’azienda abruzzese Emidio Pepe, che fa parte della Renaissance e che si dedica al biodinamico dal 1998. Sarà una verticale di 8 Montepulciano d’Abruzzo di annate comprese tra il 1983 e il 2010.
Prima o dopo essersi fatti “rapire” dalle numerose eccellenze italiane, girando per le sale del Kurhaus, bisogna far tappa dai produttori internazionali: imperdibile la degustazione proposta dall’Union des Grands Crus de Bordeaux o i banchi d’assaggio di Sudafrica, Georgia, Kazakhstan, Austria e Argentina. Un’attenzione particolare – in questa edizione – sarà data ai vini rumeni. La Romania e le sue 15 aziende selezionate al Merano rappresentano 6000 anni di storia del vino – da Dionisio ad oggi – conosciamola meglio. Non solo vino a Merano, un’esposizione culinaria nella Gourmet Arena per gli appassionati di birra, ma anche di tartufi, specialità dolciarie, prodotti a base di pesce, olio, formaggi, sarà una piacevole pausa tra una degustazione e l’altra.



MI METTO IN PROPRIO

di Maria Chiara Furlò
Trasformare un'intuizione in azienda. Letteradonna.it vi spiega come fare in 4 mosse.
In un periodo in cui il mercato del lavoro langue e la disoccupazione femminile ha sfiorato il record del 14%, una delle soluzioni per restare attive sembra essere quella di mettersi in proprio. Non a caso secondo gli ultimi dati Unioncamere, le  società avviate da donne crescono con un ritmo dello 0,73%, superiore alla media complessiva che si attesta attorno allo 0,43%. A oggi le imprenditrici italiane sono 1,3 milioni su un totale di 6 milioni, praticamente il 21% .
Agricoltura, sanità, servizi alla persona, istruzione commercio e turismo sono i settori in cui più spesso le donne decidono di operare.
Ma avere una idea di impresa non basta. Lo zoccolo più duro da superare è reperire i capitali per trasformare una intuizione in una società vera e propria. Ecco le banche che possono darvi una mano e le principali agevolazioni pubbliche e private di cui potete usufruire una volta steso il business plan.
Le donne che fanno impresa in Italia
Le donne che fanno impresa in Italia sono 1,3 milioni.
1. I FINANZIAMENTI BANCARI
L’Abi (associazione bancaria italiana), in collaborazione con il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero dello sviluppo economico, d’intesa con le associazioni imprenditoriali di categoria maggiormente rappresentative delle imprese (Confindustria, Confapi, Rete imprese Italia, Alleanza delle cooperative italiane), lo scorso 4 giugno ha sottoscritto  un protocollo d’intesa, che prevede un quadro di interventi per favorire l’accesso al credito delle imprese femminili nelle diverse fasi del loro ciclo di vita ovvero della vita lavorativa delle libere professioniste.
Le banche aderenti sono diverse (leggi elenco qui). Ciascuna di esse mette a disposizione delle imprese femminili e delle lavoratrici autonome uno specifico plafond finanziario, destinato alla concessione di finanziamenti, a condizioni competitive, per  realizzare nuovi investimenti, materiali o immateriali, per lo sviluppo dell’attività di impresa ovvero della libera professione; favorire la costituzione di nuove imprese a prevalente partecipazione femminile ovvero l’avvio della libera professione; per la ripresa delle Pmi e delle lavoratrici autonome che, per effetto della crisi, attraversano una momentanea situazione di difficoltà.
Il protocollo d’intesa prevede anche  la possibilità che il rimborso del capitale dei finanziamenti erogati possa essere sospeso, una sola volta nell’intero periodo dell’ammortamento del finanziamento bancario e per un periodo fino a 12 mesi, nel caso di maternità dell’imprenditrice o della lavoratrice autonoma; grave malattia dell’imprenditrice o della lavoratrice autonoma, ovvero del suo coniuge, o convivente, o dei figli anche adottivi; malattia invalidante di un genitore o di un parente o affini entro il terzo grado conviventi dell’imprenditrice o della lavoratrice autonoma.
2. I FINANZIAMENTI PUBBLICI
Ma anche l’Unione Europea può aiutarvi ad avviare una attività in proprio attraverso fondi appositi che poi vengono gestiti dalle singole Regioni italiane.
Periodicamente, sul tuo sito regionale, sono pubblicati bandi emessi in base alle esigenze territoriali. I contributi sono riservati ai residenti nel territorio per l’avvio di nuove attività o acquisto di attività preesistenti con progetti innovativi.
Alcuni di questi fondi o una parte di essi possono essere a fodno perduto (ovvero senza obbligo di restituzione). Gli importi e le modalità di erogazione variano sia in base al tipo di investimento da realizzare sia  del territorio dove l’impresa risiede. agenzie di modelle in romania
3. AGEVOLAZIONI EUROPEE: COSÍ SI ENTRA NELLA RETE
La Commissione europea ha aperto un portale dedicato all’imprenditorialità femminile(lo trovi qui), con collegamenti a contatti, eventi e opportunità di networking tra gli Stati membri. Queste e altre informazioni sono reperibili all’indirizzo web: Mentre larete europea per la promozione dell’imprenditorialità femminile (WES) riunisce rappresentanti dei governi di 30 paesi europei per fornire consulenza, sostegno e informazioni alle donne imprenditrici, aiutandole a migliorare il loro profilo e espandere le proprie attività.
L’istituzione pubblica una relazione annuale di attività da parte dei governi nazionali. Dal 2011 esiste la “Rete europea dei mentori per le donne imprenditrici” di cui fanno parte 17 paesi: Albania, Belgio, Cipro, Macedonia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Montenegro, Paesi Bassi, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Turchia e Regno Unito. La rete fornisce consulenza e sostegno alle donne imprenditrici su start-up, esecuzione e crescita delle loro imprese nella fase iniziale della loro vita (dal secondo al quarto anno di esistenza di una nuova impresa a conduzione e proprietà femminile). investire in romania
4. BANDI NAZIONALI E CONCORSI LOCALIInoltre il Ministero per lo Sviluppo Economico e i vari enti locali mettono a disposizione ogni anno fondi speciali attivando bandi per la nascita di imprese avviate da donne, in attuazione della Legge 215/1992, che di volta in volta si declinano a livello locale.
Agli aiuti possono accedere tutte le piccole imprese che abbiano una gestione prettamente femminile: le ditte individuali con a capo una donna, le società di persone e le cooperative con almeno il 60% di soci donne, le società di capitali in cui almeno 2/3 delle quote siano detenute da donne e in cui l’organo d’amministrazione sia composto per 2/3 da amministratrici. Le imprese devono avere meno di 50 dipendenti e un fatturato che non superi i 7 milioni di EURO l’anno.

martedì 11 novembre 2014

La proposta di Sel: l'azienda delocalizza? Restituisca i contributi pubblici

romania consulenza 

Una lista lunga e dettagliata. Che elenca, in ordine alfabetico, tutti i 164 tavoli di crisi aperti al ministero dello Sviluppo economico. Con l’indicazione, per ciascuna impresa citata, del settore economico di attività, del numero dei dipendenti e della collocazione geografica. Undocumento inedito , che “l’Espresso” è in grado di riportare integralmente, redatto scrupolosamente e allegato dal gruppo di Sel alla Camera a una proposta di legge in materia di «contrasto alla delocalizzazione» all’estero delle aziende italiane in Romania

Si parte dalla «A» di A.S. Merloni: elettrodomestici e componentistica, 3.500 dipendenti tra Marche, Umbria ed Emilia Romagna. Si chiude con la «V» di Villaggio Pollina: settore turismo, 100 lavoratori, con sede in Sicilia.
costituire societa rumena
In mezzo l’Alcoa e l’Ansaldo Breda, la Irisbus e laNatuzzi, la Nokia-Siemens e la Richard Ginori, la Riva Acciaio e la Valtur. Aziende grandi, come St Microelectronics (8.000 lavoratori), Electrolux (7.000) eSelex (6.000). Altre più piccole, dall’Agfa in Lombardia (meno di 100 dipendenti) alla Italcables in Campania (66). Una mappa, in sostanza, delle decine di migliaia di posti a rischio che fanno da corollario all’iniziativa di Sinistra ecologia e libertà. delocalizzazione in romania

VEDI ANCHE:

Tutte le aziende in crisi

L'elenco dei 164 tavoli di crisi aperti al ministero dello Sviluppo economico. Con l’indicazione, per ciascuna impresa citata, del settore economico di attività, del numero dei dipendenti e della collocazione geografica


Nel mirino del partito di opposizione ci sono le disposizioni contenute nella Legge di stabilità 2014 (approvata il 27 dicembre 2013) che si occupano del fenomeno, sempre più diffuso, della delocalizzazione delle attività produttive dall’Italia all’estero. In particolare la norma che prevede l’obbligo, per le imprese (italiane ed estere) che abbiano beneficiato di contributi pubblici in conto capitale e che entro tre anni dalla loro concessione trasferiscano la produzione in «uno Stato non appartenente all’Unione europea» con «conseguente riduzione del personale di almeno il 50 per cento», di restituire i contributi ricevuti dalla data di entrata in vigore della legge. Misure che, secondo i deputati di Sel, sarebbero in buona sostanza da riscrivere. Perché viziate da due limiti che ne restringono oltremodo l’ambito di applicazione. commercialista in romania lingua italiana

Primo: l’obbligo di restituire i contributi scatta solo in caso di delocalizzazione in un Paese extra-Ue, ma non se il «trasloco» ha come meta finale un altro Stato dell’Unione Europea. Eppure, rileva il gruppo Sel alla Camera nella relazione introduttiva che accompagna la proposta di legge, la destinazione preferita è proprio «l’oriente europeo» in particolare «Bulgaria, Polonia, Romania e Ungheria», meta dell’80 per cento delle imprese italiane che hanno intrapreso la via della delocalizzazione».
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Secondo: il limite della riduzione del personale di almeno il 50 per cento come conseguenza della delocalizzazione che non assicura, secondo Sel, adeguata «salvaguardia e protezione sociale dei livelli di occupazione dell’impresa» che ha scelto di delocalizzare.

Ecco allora la nuova formulazione della norma targata Sel, con cui il partito di opposizione punta a superare i limiti della disciplina vigente. La decadenza dal beneficio e l’obbligo di restituzione dei contributi in conto capitale ricevuti scatterebbe per tutte le imprese che, entro tre anni dalla concessione del contributo stesso, decidessero di delocalizzare non solo in uno stato extra Ue ma anche in un Paese «appartenente all’Unione Europea», con conseguente «riduzione o messa in mobilità del personale» senza alcun tetto minimo, previsto invece nella misura del 50 per cento dalla Legge di stabilità.
capannoni indutriali in romania cerco
Restrizioni ancora più pesanti vengono, inoltre, previste per le imprese italiane ed estere con almeno 1.000 dipendenti: non potranno, in ogni caso, delocalizzare «prima di aver trovato un nuovo acquirente che garantisca la continuità aziendale e produttiva, nonché i livelli occupazionali dell’impresa stessa». In caso di violazione di questo obbligo, l’azienda dovrà restituire in conto capitale ricevuti non solo dalla data di entrata in vigore della legge ma incamerati negli ultimi cinque anni, gravati degli interessi legali, oltre a pagare una sanzione amministrativa pari al 2 per cento del fatturato dell’ultimo quinquennio. Insomma, un vero e proprio giro di vite, rispetto alla disciplina attualmente vigente, che scatterebbe se la proposta di legge targata Sel venisse approvata.

«Per troppo tempo la politica industriale del Paese è rimasta inerme dinanzi al fenomeno della delocalizzazione», spiega a “l’Espresso” la deputata di Sel, Lara Ricciatti, prima firmataria della proposta: «Con questa iniziativa vogliamo lanciare un messaggio chiaro: l’Italia non è un Paese che spalanca le porte alle imprese che decidono di delocalizzare per inseguire guadagni e profitti facili». Un testo, intorno al quale, i parlamentari di Sinistra ecologia e libertà hanno già raccolto disponibilità e numerose adesioni tra i colleghi della sinistra Pd (tra loro c'è anche Pippo Civati). E il capogruppo alla Camera, Arturo Scotto, sottolinea un altro aspetto: «Puntiamo a rimettere al centro del dibattito , con questa e altre proposte, il nodo della delocalizzazione che mette in discussione la capacità produttiva e a rischio i livelli occupazionali del Paese. L’obiettivo della nostra pdl è l’introduzione di un meccanismo di premi: stop agli incentivi per chi delocalizza, sostegno invece a quelle imprese che, nonostante la crisi, pur facendo sacrifici, hanno scelto di restare, investire e continuare a produrre in Italia
Nel piazzale c’è anche un buco, ricoperto di calcestruzzo e ghiaina, dove vennero fatte le perizie e i carotaggi per l’inchiesta giudiziaria dopo i crolli, che fa venire i brividi: «Ecco, è in questo punto che abbiamo trovato Gerardo Cesaro: quella mattina abbiano sperato fino all’ultimo momento che si fosse salvato...» e mentre lo dice, il tono della voce di Enzo Dondi quasi si spegne. Perchè Gerardo è diventato una delle tante vittime sul lavoro la notte del sisma del 20 e poi del 29 maggio 2012 tra Ferrara e il Modenese. E perchè per Enzo Dondi, 77 anni portati niente male, titolare di Tecopress, fonderia di leghe speciali di alluminio, uomo d’altri tempi e selfmademan padano che ha costruito questa azienda nel 1971, i suoi operai sono la sua Grande famiglia.
Oggi però deve pensare a tutti quelli che sono rimasti, 180 dipendenti, «al 50% sono donne, siamo nelle loro mani e siamo fortunati per questo», perchè il futuro nonostante le tante commesse, un fatturato in crescita e segnali di ripresa del settore automobilistico per cui l’azienda lavora, il futuro è incerto. «Stiamo aspettando l’omologa del concordato preventivo in continuità aziendale che abbiamo presentato e depositato in tribunale». Manca solo questa: «Ma per averla, all’assemblea dell’11 novembre prossimo, le banche creditrici dovranno dare l’assenso al nostro piano».
Un piano lanciato verso il futuro, con un nuovo stabilimento, capannoni e macchinari all’avanguardia, il mantenimento di tutti i posti di lavoro e soprattutto «l’assunzione di 20 tecnici di altissimo livello, specializzati, tutti ingegneri per migliorare sempre più la nostra offerta sul mercato», spiega con orgoglio Dondi. Un piano che abbandonerà per sempre l’idea e il progetto pensato nel lontano 2007, prima della crisi e mai partito, di portare in Romania una parte delle lavorazioni per catturare commesse dalle fabbriche di auto low-cost e dal settore elettrodomestici, perchè allora importanti costruttori italiani stavano delocalizzando all’est: «Ora siamo qui e qui vogliano restare, per garantire un futuro ai nostri dipendenti e a un indotto che in tutto fa 400 famiglie».trasferire attivita azienda in romania
Il futuro però è nelle mani delle banche, locali e nazionali. Tutte che possono vantare 23 milioni di crediti, accumulati dal lontano 2008: «E’ vero, siamo nelle loro mani, ma possiamo dire che in questi 6 anni la loro paziente attesa ci ha consentito di sopravvivere». Ossia, non hanno mai bussato alle porte di Tecopres per pretendere il rientro dei crediti. E questo ha permesso all’azienda di restare sul mercato, e rilanciarsi. Oltre la crisi, infatti, ha dovuto fare i conti con il terremoto: «E’ rimasto in piedi solo 1/3 delle nostre strutture, il resto è crollato. E quello che è rimasto dovrà essere abbattuto per far posto ai nuovi capannoni», racconta mentre nel piazzale deserto guarda la sua fabbrica che non c’è e già immagina quella di domani: «Ecco questo è il progetto - e illustra la fotosimulazione dei capannoni - questo è ciò che vogliamo fare se ce lo consentiranno. Noi la nostra parte l’abbiamo fatta, e se mi chiede se sono ottimista rispondo, ‘chi vivrà vedrà’. Per noi conta ciò che abbiano fatto negli ultimi 6 anni, se non ci fosse stato ottimismo da parte di tutti i nostri lavoratori, dal primo all’ultimo, che hanno tirato con noi per resistere, oggi non saremmo qui. E noi vogliamo andare avanti. Non ci consola sapere che tanti altri del nostro settore hanno perso e stanno perdendo e che tanti sono in crisi: credo che i nostri numeri siano il frutto di determinazione e convinzione con cui stiamo portando avanti le nostre idee per restare sul mercato». Un mercato che parla di commesse con grandi marchi: Audi, Volkswagen, General Motors, Vm, Ducati solo per citare i più grandi: «Siamo stati anche fortunati, nel primo dopo-terremoto siamo riusciti a convincere gli americani con i nostri prodotti e ora lavoriamo per Gm». Ma per fare un altro esempio, anche Bmw era pronta a lavorare con Tecopress: «Era un momento difficile, prima del sisma, stavamo proponendo un piano di rientro alle banche, non andato a buon fine, e Bmw che non aveva garanzie ha lasciato perdere: era un’importante commessa per l’Europa, ma quella porta è sempre aperta, nel futuro». E’ questo l’ottimismo di Enzo Dondi che già pensa all’omologa che deciderà il futuro di una azienda che ha come fiore all’occhiello certificazioni ambientale e di sicurezza (non lavori senza, in Europa e nel mondo), che dà pane e speranza a 400 famiglie, che vuole correre e non restare in surplace. «Abbiamo sempre lavorato anche dopo il terremoto, però è come se fossimo sfollati», chiude Enzo Dondi guardando il piazzale deserto, i macchinari e i forni che vogliono riaccendersi a 700 gradi, e che aspettano solo un «sì». hotel alberghi in vendita in romania